Turismo Dentale: 5 motivi per non fare un impianto in Croazia

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Turismo Dentale: 5 motivi per non fare un impianto in Croazia

Attratte dai bassi costi, molte persone si affidano al turismo dentale per la cura dei denti: ma quali sono i rischi? Conviene davvero? Scopriamolo insieme.

Turismo dentale, ovvero il fenomeno per cui le persone scelgono di farsi curare i denti all’estero, generalmente in Paesi dell’Est Europa, tra cui Albania, Ungheria, Polonia, Romania, oltre alla meta più popolare per gli italiani, cioè la Croazia.

Oggi proviamo a offrirvi una panoramica su questo tipo di attività, sui rischi a cui si può andare incontro e perché è sempre meglio rivolgersi a un dentista di fiducia vicino casa per la cura del proprio sorriso.

Cos’è il turismo dentale?

Come abbiamo accennato, il turismo dentale è la cura dei denti effettuata in un Paese straniero, generalmente perché si è attratti da prezzi di listino mediamente più bassi rispetto a quelli offerti dai medici italiani.

Le cliniche che organizzano questo tipo di attività offrono in genere dei pacchetti completi, che comprendono il viaggio in gruppo (spesso in autobus) di andata e ritorno, il pernottamento e gli interventi odontoiatrici. Il tutto nell’arco di circa una settimana (tempistiche che, come vedremo approfonditamente, non garantiscono in alcun modo una qualità professionale nella cura dei denti).

Perché gli impianti dentali all’estero costano meno?

Sono diverse le ragioni per cui alcuni trattamenti come gli impianti dentali costano meno all’estero. Accanto al costo della vita (e quindi dei salari) più basso, si affiancano fattori di cui tener conto:

  • Tipologia dei materiali impiegati: sono materiali certificati? Che tipo di legislazione esiste sull’impiego e il controllo di tali materiali?
  • Standard di qualità e sicurezza: la legge dei Paesi esteri dove si va per turismo dentale prevede rigidi controlli come quella italiana?
  • Preparazione del personale: quali figure professionali sono autorizzate a mettere le mani in bocca al paziente? Che tipo di percorso di studi devono affrontare?
  • Grandi numeri: le cliniche estere applicano generalmente prezzi bassi anche sulla base del gran numero di pazienti che visitano in un giorno. Ma la quantità è sinonimo di qualità? Il numero di visite effettuate in un breve lasso di tempo inficia la bontà e l’accuratezza della prestazione?

Questi e altri fattori potrebbero far abbassare i costi del trattamento nell’immediato, ma nel lungo periodo si traducono in un grande dispendio di tempo, energie e denaro per il paziente, che sarà probabilmente obbligato ad affidarsi a un professionista vicino casa per vedere assicurata qualità nella cura e nell’assistenza post-operatoria.

La cura dei denti non è una gita fuori porta…

I trattamenti odontoiatrici eseguiti a norma hanno bisogno di tempi di intervento di lunga durata. È essenziale infatti seguire una serie di passi essenziali per evitare errori e problemi successivi. Eccoli:

  • Prima visita conoscitiva con il paziente, in cui quest’ultimo illustra le problematiche da cui è affetto e i risultati che desidera ottenere.
  • Analisi ed esami necessari (per esempio l’ortopantomografia, radiografia alle ossa presenti nella bocca) per valutare attentamente il tipo di patologie presenti..
  • Trattamenti preliminari (otturazioni, estrazioni, devitalizzazioni e così via), che richiedono dei tempi di recupero variabili a seconda della tipologia e della gravità.
  • Intervento principale, per esempio un impianto dentale, che a sua volta richiede un decorso post-operatorio importante.
  • Controlli successivi, per valutare eventuali problematiche nel corso del tempo.

Come avrai ben capito, tutto questo richiede molto più tempo, cura e attenzione di una settimana: il turismo dentale non risponde assolutamente a questo tipo di criteri di qualità.

5 motivi per non fare un impianto dentale all’estero

Ricapitoliamo quanto detto finora in cinque punti chiave da tenere presenti se stai pensando di affidarti al turismo dentale.

1. Leggi e certificazioni incerte. Le cliniche all’estero potrebbero dover rispondere a leggi meno stringenti rispetto a quelle italiane su diversi fronti. Pensiamo alla qualità dei servizi, delle attrezzature e delle tecniche impiegate. O ancora, al tipo di qualificazioni necessarie per operare da dentista in questi Paesi: esistono albi professionali? Se sì, l’iscrizione è obbligatoria? Qual è il percorso di studi affrontato da queste persone?

2. Dubbi sulla qualità. I dentisti italiani sono obbligati per legge a utilizzare materiali certificati, biocompatibili e privi di metalli. Materiali che rispettano fino in fondo la salute dei pazienti e che, inevitabilmente, hanno un costo. Quali sono invece i materiali impiegati dalle cliniche presenti all’estero? C’è da dire, inoltre, che i costi più bassi sono sempre relativi: al trattamento vanno infatti aggiunti il viaggio, l’alloggio, la spesa per l’alimentazione e così via, per cui in definitiva il prezzo potrebbe non essere così conveniente.

3. Mancanza di follow-up. Come abbiamo visto, nessun tipo di trattamento odontoiatrico può essere effettuato in tempi brevi. È necessario effettuare esami, analisi, visite preliminari, prima dell’intervento vero e proprio. Successivamente è necessario che il medico valuti il decorso successivo, gestendo eventuali complicazioni. Passaggi meticolosi che il turismo dentale non garantisce affatto.

4. Barriera linguistica e culturale. Molte cliniche odontoiatriche estere mettono a disposizione dei pazienti un interprete, ma la lingua resta un ostacolo tra il paziente e il suo dentista. Ma è davvero pensabile che l’interprete sia anche esperto di odontoiatria e sappia quindi illustrare con chiarezza i problemi del paziente o i trattamenti offerti dal dentista? I tempi ristretti non facilitano poi quel lavoro di profonda comprensione e intesa che nascono in un rapporto approfondito con il paziente.

5. Tempi di recupero dilatati. Diversi interventi odontoiatrici richiedono dei tempi di recupero post-operatori che possono essere più o meno lunghi. Il turismo dentale implica un viaggio scomodo e prolungato, all’andata come al ritorno, il che può rappresentare un ulteriore fattore di dilatazione dei tempi di recupero.

In conclusione, possiamo dire che il turismo dentale non offre un risparmio reale. Le cure potrebbero infatti risultare spesso superficiali, frettolose, eseguite con materiali non certificati e senza una corretta comunicazione tra il paziente e il medico.

Il prezzo basso risulta quindi solo una chimera: ai costi del trattamento all’estero, vanno aggiunti i costi per i trattamenti vicino casa, che risulteranno necessari in caso di problemi (più che probabili).

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